Covid: da lunedì chiude l’area tamponi all’aeroporto di Palermo. 343mila test in 2 anni


Domenica 8 maggio, dalle 8 alle 20, sarà l’ultimo giorno di attività dell’area tamponi all’aeroporto “Falcone Borsellino” di Palermo.
Aperta a ottobre 2020, l’area di mille metri quadrati nei locali della vecchia aerostazione – con una batteria di 8 postazioni per i prelievi – ha elaborato finora 342.800 tamponi rapidi gratuiti, con referto consegnato in 15 minuti, per i viaggiatori in transito (arrivi/partenze da Italia/Europa) dallo scalo aereo palermitano.
Con la fine dello stato di emergenza e le nuove regole per viaggiare, l’area Covid test, dove hanno lavorato squadre di medici, infermieri e ausiliari, sarà svuotata e il servizio sospeso. Da lunedì, infatti, all’aeroporto di Palermo non si faranno più tamponi rapidi antigenici.
“L’area dedicata ai test ha rappresentato un passo importante nella lotta al Covid19 — dice Giovanni Scalia, amministratore delegato di Gesap – L’aeroporto di Palermo si è adeguato velocemente agli standard di sicurezza richiesti durante la pandemia, e lo spazio dedicato ai prelievi ha garantito controlli gratuiti a tutti i passeggeri in transito. Un risultato importante, raggiunto grazie all’intesa e alla stretta collaborazione con la struttura commissariale, Asp di Palermo, Usmaf, assessorato regionale della Salute e con tutti gli enti che operano in aeroporto”.
Una volta terminata l’attività sanitaria, la zona delle vecchia aerostazione sarà riqualificata. Nei prossimi mesi, infatti, saranno sviluppati i progetti per la nascita di un albergo e del terminal per voli di aviazione generale.
“Sono stati due anni di attività molto intensa, e per questo ringraziamo la Gesap – dice Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid-19 di Palermo – Nell’area, riconosciuta come snodo centrale per lo screening, abbiamo avuto punte di venti medici a turno e, in alcuni casi, sono stati effettuati tremila tamponi al giorno. Un lavoro incessante che è servito a contenere i contagi e a rendere il viaggio in aereo più sicuro. Comunque – conclude Costa – la struttura commissariale potrà dare sempre supporto immediato con le postazioni mobili”.
nella foto, da sinistra: Giovanni Scalia e Renato Costa

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